argomento: Giurisprudenza - DIRITTO TRIBUTARIO
Con la sentenza del 9 novembre 2020, n. 31195, la Corte di Cassazione si è espressa rispetto al reato di dichiarazione infedele, previsto dall’art. 4, d.Lgs. 10 marzo 2000, n. 74, statuendo che lo stesso può essere integrato anche mediante la presentazione della dichiarazione in nome di una società di persone; in tal caso, poiché le società di persone sono tenute a presentare le dichiarazioni, ma il risultato di esercizio è imputato per trasparenza ai soci, ai fini della soglia minima di punibilità, l'imposta sui redditi evasa deve essere calcolata facendo riferimento al reddito di questi ultimi. Tale conclusione non è irrilevante, poiché, nel caso di soci-persone fisiche, il cumulo tra il reddito da partecipazione e gli altri redditi dei soci potrebbe determinare, per effetto della progressività delle aliquote, un’imposta dovuta ed evasa maggiore di quella calcolata facendo riferimento al mero reddito da partecipazione.