muovendo da una prospettiva comparata. L'Autore si concentra sul fine che si prefigge il nuovo strumento, adottato in numerosi ordinamenti europei e americani: fornire incentivi per gli investitori a lungo termine. A ben vedere è oggetto di dibattito se il voto maggiorato sarà utilizzato per rafforzare i poteri dei soci di controllo, piuttosto che per favorire gli investimenti di lungo periodo. Nell’ordinamento italiano, alle società non quotate che abbiano introdotto azioni a voto plurimo è permesso mantenere dette azioni anche successivamente alla quotazione: questa disposizione creerà differenze irragionevoli rispetto alle società già quotate nella Borsa Italiana (per le quali vige il divieto di emettere azioni a voto plurimo). Molte problematiche si prestano a diverse interpretazioni: prima tra tutte la legittimazione al recesso per i soci che, in caso di emissione di azioni a voto plurimo, non hanno concorso alla relativa deliberazione. Il giudiz io complessivo sulle nuove disposizioni è generalmente positivo: nelle società quotate il mercato finanziario sarà il giudice finale; nelle società non quotate saranno gli azionisti a decidere il migliore assetto dei loro interessi.