Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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Tendenze conservative delle imprese nel diritto europeo e italiano della crisi. I costi organizzativi (di Vittorio Santoro (Professore ordinario di Diritto commerciale presso l’Università degli Studi di Siena))


Questo articolo si occupa della ristrutturazione precoce con l’obiettivo di preser-vare le attività d’impresa in crisi ma ancora economicamente sostenibili, sia dal punto di vista dell’ordinamento europeo che di quello italiano. Particolare attenzione viene prestata agli strumenti di allerta e ai costi organizzativi necessari alle micro-imprese per attivare l’allerta.

Timely restructuring business trends in European and Italian law of the crisis. Organizational costs

This paper examines the timely restructuring business trends to ensure that viable firms are preserved, both in European law and in Italian law. Special attention is paid to the rules on early warning tools and equally to the organizational costs necessary for micro enterprises to activate the early warning tools.

Sommario: 1. Le nuove priorità nel diritto europeo della crisi dell'impresa. – 2. … e nei progetti di riforma italiani. – 3. Gli strumenti di allerta. – 4. … e differenze tra Proposta di direttiva e legge italiana. – 5. Gli assetti organizzativi adeguati per rilevare la crisi dell'impresa. 1. Le nuove priorità nel diritto europeo della crisi dell'impresa Il legislatore europeo è orientato a favorire la conservazione delle strutture produttive purché siano adeguatamente salvaguardati gli interessi dei creditori dell'impresa in crisi (McCormack e al.). Già la Raccomandazione 2014/135/UE si pone l'obiettivo di «garantire alle imprese sane in difficoltà finanziaria (…) l'accesso a un quadro nazionale in materia di insolvenza che permetta loro di ristrutturarsi in una fase precoce in modo da evitare l'insolvenza, massimizzandone pertanto il valore totale per creditori, dipendenti, proprietari e per l'eco­nomia in generale» (considerando 1) (European Law Institute). A sua volta, il considerando 10) del Regolamento UE/2015/848 afferma che «è opportuno e­stendere l'ambito di applicazione del presente regolamento a procedure che promuovono il salvataggio delle società economicamente valide ma che si trovano in difficoltà economiche e che danno una seconda opportunità agli imprenditori …» (De Matteis). Infine, la Proposta di direttiva 2016/0359 (COD) [1] [d'ora in poi Proposta], con maggiore puntualità, parla della necessità di una ristrutturazione precoce e si propone quale obiettivo anche quello di garantire «alle imprese economicamente sostenibili in difficoltà finanziarie la possibilità di accedere a quadri nazionali efficaci in materia di ristrutturazione preventiva che consentano loro di continuare a operare» (considerando 1). Il quadro europeo, per altro, è conforme alle proposte espresse in ambito internazionale dal­l'UNCITRAL (Fimmanò) [2]. Si tratta, dunque, di un nuovo clima culturale. Tali scelte si fondano sulla constatazione che negli ordinamenti in cui vi sono sistemi di ristrutturazione delle imprese in crisi si verifica una percentuale di soddisfazione dei creditori maggiore che in quelli in cui tale meccanismo non sussiste [3]. Anche nella Relazione alla Proposta, infatti, si legge: «secondo gli indicatori della Banca mondiale, i tassi di recupero nell'UE variano tra il 30% in Croazia e in Romania e il 90% in Belgio e in Finlandia. I tassi di recupero sono più elevati nelle economie in cui la ristrutturazione è la procedura di insolvenza più diffusa [tondo aggiunto]. In media, in questo tipo di economie i creditori possono attendersi di recuperare l'83% dei loro crediti, contro una media del 57% nelle procedure di liquidazione». Perfino la dottrina più critica [continua..]

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