Il Nuovo Diritto delle SocietàISSN 2039-6880
G. Giappichelli Editore

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La pratica collaborativa: procedure ADR a confronto e nuove prospettive per la risoluzione delle controversie (di Alessandro Baudino)


* La prima parte del presente articolo è pubblicata nel n. 1/2019 di questa Rivista.

L’articolo, che si compone di due parti, affronta il tema delle procedure ADR cui è possibile ricorrere ai fini della gestione, soluzione o composizione delle controversie, con particolare riferimento a quelle societarie, e si sofferma sulla cosiddetta “Pratica Collaborativa”, che nel corso degli anni ha riscosso sempre maggior diffusione ed apprezzamento tra i professionisti ed i loro assistiti. Nella prima parte l’autore, dopo aver richiamato l’attenzione sugli effetti negativi dirompenti che il conflitto può avere sui rapporti societari e di joint venture, analizza le varie clausole e le procedure ADR (arbitrato, mediazione, negoziazione assistita) di cui le parti ed i loro professionisti possono avvalersi: sia nella fase iniziale della costituzione della società, mediante adozione delle clausole statuarie più opportune per evitare il conflitto; sia successivamente alla costituzione, al fine di gestire, contenere e risolvere potenziali conflitti. Nella seconda parte l’autore si sofferma sulla cosiddetta “pratica collaborativa”: una procedura ADR elaborata negli Stati Uniti e diffusasi rapidamente negli stati europei, tra cui l’Italia, che venne inizialmente concepita per affrontare e risolvere le controversie in materia di famiglia ma che potrebbe costituire uno strumento particolarmente adatto per gestire con successo, in modo efficace ed a costi contenuti, un’ampia gamma di controversie societarie.

The collaborative practice: a comparative analysis of the various ADR procedures and a new perspective for the resolution of corporate disputes

The article, consisting of two sections, deals with the “ADR” procedures available to manage, solve or settle all controversies, and corporate disputes in particular, with a special focus on the “collaborative practice”, that has gained widespread acceptance among both the general public and the legal profession in recent years. In the first section the author, after stressing the dramatically adverse impact that conflict may have on corporate relations and joint ventures, analyses the various clauses and ADR instruments (arbitration, mediation, negotiation) the parties and their professional mail avail of. The analysis takes into account both the initial stage of incorporation, when parties and professional need to avoid conflict by drafting the most appropriate shareholder agreements; and the subsequent period, when they need to solve potential conflicts and avoid that they might escalate. In the second section, the author focuses on the so called “collaborative practice”: an ADR procedure originated in the US and rapidly spread in the European Countries, including Italy, which has been initially conceived to manage and settle family disputes but that may result in a powerful tool to handle efficiently, successfully and cost effectively a large number of corporate disputes.

SECONDA PARTE. LA PRATICA COLLABORATIVA: NUOVE PROSPETTIVE PER LA GESTIONE DELLE CONTROVERSIE SOCIETARIE 1. Introduzione In un brillante e chiaro articolo del gennaio 2017, la pratica collaborativa viene sinteticamente definita come “un metodo di risoluzione non contenziosa delle controversie che si colloca nell’alveo delle procedure di Alternative Dispute Resolution (ADR) e che aggiunge alle modalità tradizionali di negoziazione un impegno etico delle parti e dei professionisti alla rinuncia di qualsiasi strategia processuale ed al rispetto di rigorosi ed imprescindibili principi” [1]. Lo spirito della pratica collaborativa è “quello di valorizzare l’importanza strategica del dialogo nella gestione dei conflitti, al fine di creare un clima di cooperazione tra le parti in lite e tra i diversi professionisti che le assistono, tale da agevolare la ricerca di soluzioni conciliative alle questioni oggetto di disputa” [2]. Dopo aver illustrato la genesi della pratica collaborativa, i principi che la ispirano e la sua applicazione alle controversie in materia familiare, l’autrice conclude con l’auspicio che il metodo della pratica collaborativa sia esteso ad altri ambiti, ed in particolare all’ambito societario, nel quale “i principi della pratica collaborativa potrebbero essere applicati a tutti quei contesti che richiedono il bilanciamento di più interessi contrapposti, in vista della salvaguardia dell’impresa come bene comune, e dei molteplici interessi alla stessa sottostanti (…) ed in relazione ai quali, un approccio etico alla gestione dei conflitti, permetterebbe di attenuarne il potenziale distruttivo e, al contempo, di enfatizzare il ruolo sociale del professionista”. A distanza di poco più di sei mesi da queste prime riflessioni, l’applica­zione della pratica collaborativa nel sistema giuridico italiano ha formato oggetto di un ampio e approfondito studio realizzato da vari autori [3], con il contributo dall’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi (AIADC), che ha applicato il metodo collaborativo alle controversie famigliari e organizza la formazione dei “Professionisti Collaborativi” [4]. L’opera ha il merito di dare un inquadramento sistematico, nel contesto giuridico italiano, ai vari principi fondanti della pratica collaborativa, elaborati dal suo ideatore, l’avvocato americano Stewart Webb [5], promossi dall’Asso­ciazione internazionale IACP (International Academy of Collaborative Practice, costituita in America ed ormai presente in quasi tutto il mondo) [6], e diffusi in Italia dalle associazioni che si occupano dello studio e della diffusione del metodo collaborativo. L’opera, scritta con taglio pratico ma con assoluto rigore giuridico ed aderenza ai dati normativi di riferimento ed alla loro elaborazione [continua..]

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