L’Autore, nell’esaminare il rapporto tra diritto ed etica, fa presente che ad oggi esistono due concezioni diverse: quella, risalente soprattutto a Cartesio, per la quale la mente e i relativi prodotti (quali il diritto e l’etica) sono frutto di una entità immateriale, separata dal corpo e dal cervello (tesi dualistica) e quella monistica per la quale la mente è unicamente la manifestazione più alta e complessa del corpo e del cervello umano.
Ethics and Law The Author, in examining the relationship between law and ethics, highlights that today there are two different conceptions: from one hand, the conception dating back to Cartesio, for which the mind and its products (which law and ethics) are the result of an immaterial entity, separate from the body and the brain (dualistic theory) and, from the other hand, the monistic conception, for which the mind is only the highest and complex demonstration of the body and the human brain.
1. Considerazioni preliminari
Chiunque ancora oggi si avvicini al problema del rapporto tra cervello e mente si accorge che su tale questione esistono due concezioni: quella (dualistica) per la quale la mente, a diversità del cervello, è un’entità immateriale e quella (monistica) che invece considera la mente come una manifestazione naturale, fisica, del cervello o comunque del corpoumano (e del corpo di molti organismi viventi) [1].
1.1.– Secondo la prima concezione, prevalentemente di carattere filosofico o religioso [2], la mente dell’Homo sapiens, privilegiata rispetto a quella degli altri esseri viventi che si ritiene dispongano di una mente, sarebbe il motore di tutte le attività (culturali e non).
1.2. – Secondo la concezione monistica, per la quale non avrebbe senso la distinzione cartesiana tra res estensa (spazialità, corpo, cervello) e res cogitans (anima, spirito, mente), tutte le attività degli esseri viventi sarebbero espressione dell’evoluzione-selezione darwiniana. La mente, di cui la coscienza è un aspetto, sarebbe un prodotto fisico, materiale del corpo e del cervello [3] e le attività degli esseri viventi – tutte, seppure con diversi gradi di complessità e di libertà – non sarebbero altro che espressione della mente intesa come entità materiale soggetta alle leggi fisico-chimiche, seppure, ad oggi, non si sappia esattamente a quali leggi e a quali forze sia soggetta [4] [5].
Boncinelli, ad esempio, afferma, senza troppi dubbi in proposito: «È un pregiudizio tipico nostro, figlio della nostra filosofia, che il corpo e la psiche siano due entità diverse. Quando parliamo lo diamo quasi per scontato, e ci capiamo. Ma in realtà questa dicotomia non esiste, esiste soltanto il corpo. Qualcuno dice che esiste anche la mente, senza preoccuparsi minimamente di definire cosa sia. Una definizione corrente della mente, non sbagliata ma neppure significante, la descrive come l’insieme dei funzionamenti superiori del cervello. Ma che cosa significa superiori? Nulla» [6].
La concezione monistica, prevalentemente di carattere scientifico [7], sta quindi sottraendo al dominio della filosofia ogni tipo di attività di ricerca che in qualche modo sia possibile sottoporre ad esperimenti di tipo galileiano o comunque ad esperimenti che siano tesi a dare risultati di tipo quantitativo: ad esempio anche per le discipline della mente sta prendendo piede la sperimentazione tramite simulazione al computer [8].
Nel corso dei secoli la lunga marcia della scienza a partire dalla rivoluzione ellenistica [9], passando attraverso la rivoluzione galileiano-newtoniana, arriva a sottrarre alla filosofia non solo lo studio della natura, [continua..]